Dall’ampio parcheggio che si trova in Viale Indipendenza, vicino ai centri sportivi (servizi igienici), si punta verso il centro per attraversare la Provinciale e arrivare al “Puntet”, un antico ponte, oggi interrato, che porta all’ingresso originale della cittadina. Superato l’arco in pietra, si accede alla piazza, divisa tra Municipio e chiesa settecentesca (servizi igienici e fontana). Si aggira la mole dell’antico monastero, poi divenuto fortezza, passando accanto alla torre originale separata dal resto del complesso e unita solo da un caratteristico ponte sopraelevato, per scendere lungo Via Cesare Battisti e arrivare all’antico ponte medioevale sul Bormida di Millesimo.
- per chi: bambini dai 6 anni
- non adatto ai passeggini (bambini piccoli portati a spalla con zaino portabimbo)
- dislivello: +250 metri solo andata
- distanza: 3,5 km solo andata
- tempo necessario: 1,30 ore solo andata
- tipo di percorso: lineare andata/ritorno su asfalto, sterrata, sentiero
- quota di partenza: 175 metri
- quota di arrivo: 400 metri
- quando: dalla primavera all’autunno
Lo si attraversa, girandosi per ammirare in un colpo d’occhio Monastero Bormida e si prosegue sempre dritti sulla strada asfaltata, fornita di marciapiede, in direzione di Roccaverano, seguendo gli sporadici segni 5T rosso/bianco e alcuni vecchi segni con il rombo giallo. Si prosegue sulla via principale oltre il cimitero, tra campi e vitigni, oltre un pilone votivo fino a raggiungere la chiesetta di San Rocco (XVII sec.) dove termina il marciapiede. Poco oltre, si deve prestare attenzione al bivio sulla destra (cartello di legno) che fa abbandonare l’asfalto per proseguire su un sentiero che si abbassa inizialmente per poi proseguire parallelo alla Provinciale. Raggiunta una sterrata più ampia, la si segue verso destra oltrepassando un torrentello, il Tatorba.
Si procede dritti in salita passando tra boscaglia e viti, mentre si apre la vista su Monastero e la chiesetta di San Rocco appena passata. Si tocca l’asfalto in prossimità di alcune case, lo si segue verso sinistra fino alla fine delle abitazioni e si prende la sterrata a sinistra che riprende a salire in modo costante in un tratto infossato. Si raggiunge un incrocio con tre vie, di cui due vanno a sinistra: entrambe sono corrette e l’unica differenza è che una è sentiero e l’altra una sterrata. Infatti si ricongiungono poco dopo per confluire in un altro bivio che va seguito verso destra. Si passa accanto ad altre casette e si continua verso sinistra arrivando su un crinale da cui si apre la vista su entrambi i lati (pannello panoramico).
Poco dopo si arriva ad un bivio privo di segnaletica. Va preso verso a destra e i segni si ritrovano poco dopo. Un ulteriore bivio manda a sinistra, questa volta in discesa. Niente paura, scende solo per un poco, poi diventa piano passando in mezzo a dei castagni, sale di nuovo un poco e ridiventa pianeggiante, aprendo la visuale sulla cima vera e propria. La si raggiunge dopo una breve discesa e mantenendosi sempre sul tracciato che procede dritto. Si costeggia un pascolo aperto che apre la visuale verso Bubbio, e si imbocca il sentiero a sinistra che sale nel bosco (segno 5T).
La cima vera e propria si raggiunge con una breve deviazione dal sentiero principale, ma, sinceramente, non merita tale digressione, meglio proseguire lungo il sentiero principale che, dopo un bel tratto in piano, arriva ad un pannello panoramico. Proprio a questo pannello il sentiero 5T piega a sinistra e comincia a scendere in modo ripido, lo si abbandona proseguendo invece in piano e arrivando ad alcuni prati con la visuale promessa dal pannello.
Note
Il complesso che domina la cittadina, e che oggi ospita il Municipio, era in origine un monastero fondato nel 1050 da monaci benedettini giunti dall’abbazia di Fruttuaria (San Benigno Canavese), chiamati da Aleramo, Marchese del Monferrato, allo scopo di dissodare le terre circostanti. Si dice, però, che già più anticamente esistesse un monastero di origine longobarda e ciò sarebbe testimoniato dal culto di Santa Giulia, ancor oggi patrona del paese, e dal nome originario del borgo, conosciuto proprio come Monastero di Santa Giulia. Le terre che trovarono i monaci benedettini erano chiamate “deserta loca” o “Marchesato del Vasto”, ossia terra devastata per via delle numerose incursioni dovute ai saraceni. Essi costruirono la torre campanaria, la chiesa (ove oggi c’è l’arco che unisce torre e castello), il monastero ed il ponte.
Questa è una delle opere medioevali più importanti della vallata per il collegamento tra Langa e mare, poiché era l’unico ponte transitabile tutto l’anno. Quella che adesso è una piccola cappella, al centro dell’arcata principale, era in origine un posto di guardia dove pagare il pedaggio per il transito. Ha attraversato indenne secoli di alluvioni, tra cui quella del 1994 che divelse parapetti, asfalto e la cappella stessa, ma non le arcate che hanno resistito impavide “… intatto nei secoli, per via di quel cemento, ché i frati spegnevan la calce con la chiara d'uovo; e dei rossi facevan zambaione…” (Augusto Monti, scrittore, docente, politico nato a Monastero Bormida nel 1881; tra i suoi allievi si ricordano Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Massimo Mila, Leone Ginzburg, Salvatore Luna, Giancarlo Pajetta, Franco Antonicelli, Vittorio Foa, Tullio Pinelli). I monaci se ne andarono nel 1393 e per il borgo cominciò una vita feudale con la trasformazione in fortezza.
NOTA BENE: La competenza sulla manutenzione e sulla percorribilità dei vari sentieri è in capo ai comuni sede di percorso. L'Ente Turismo, pertanto, non risponde di eventuali disservizi, ma è volentieri a disposizione per raccogliere le vostre segnalazioni, così da poterli inoltrare alle autorità interessate.