PARCO NATURALE DI ROCCHETTA TANARO

PARCO NATURALE DI ROCCHETTA TANARO

Outdoor

PARCO NATURALE DI ROCCHETTA TANARO

Si prende il via dal parcheggio centrale posto lungo la strada che attraversa interamente l’area protetta, attrezzato con tavolini e fontana. Dall’ingresso, si percorre l’intero parcheggio per prendere, alla fine di questo, la stradina a destra in discesa (cartello verde “Rio Rabengo-Fondovalle”). L’ampia pista, in discesa graduale, si inoltra nel bosco fino a trasformarsi in sentiero.

  • per chi: bambini dai 6 anni
  • non adatto ai passeggini (bambini piccoli portati a spalla con zaino portabimbo)
  • dislivello: +200 metri totali
  • distanza: 6 km totali
  • tempo necessario: 2,30 ore totali
  • tipo di percorso: anello su sterrata, asfalto, sentiero
  • quota di partenza: 220 metri
  • quota minima: 140 metri
  • quando: tutto l’anno, d’inverno in assenza di neve.

Giunti ad una forra si arriva ad un unico bivio evidente, dove si deve prendere a destra (cartello “Rocchetta Tanaro 804B”), seguendo un’ampia e pianeggiante pista lungo il corso di un rio (spesso asciutto), arrivando fino ad una sbarra. Si continua per un breve tratto oltre la sbarra, arrivando così ad una strada sterrata.

Si continua a destra (cartello “204”) seguendo per un tratto la sterrata e un tratto meno boscoso. Dopo circa 800 metri si deve prestare attenzione ad una pista a destra, evidenziata da un vecchio pannello di legno. Si attraversa il rio con un ponticello e si prende a salire nel fitto del bosco. Quando si arriva alla fine della salita si deve prendere a destra. Al bivio seguente si tiene di nuovo la destra, di nuovo in salita fino ad arrivare in cima al crinale dove si incontrano più vie.

Si prende ora a sinistra scendendo leggermente fino a raggiungere la strada asfaltata. Si percorre l’asfalto verso destra (passando, quando presente, sulla banchina erbosa) superando in tal modo la frazione Sant’Emiliano. Abbandonate le abitazioni si continua su asfalto. Appena dopo un isolato cascinale, che si vede sulla destra, si deve prestare attenzione a sinistra ad un sentiero, evidenziato da una barra di legno. In alcuni periodi dell’anno questo imbocco potrebbe essere coperto dalla vegetazione. In questo caso è sufficiente proseguire di un poco e prendere il sentiero parallelo, anche questo evidenziato da una barra di legno, che è solitamente più pulito. Entrambi convergono nel medesimo punto.

Si prosegue inizialmente in salita, poi in forte discesa. Questo tratto segue il Sentiero Natura, ma non ha più indicazioni: ai vari bivi meglio tenere sempre la destra, in discesa. Alla terza di queste biforcazioni si faccia attenzione: un cartello indica il vegliardo del Parco: un faggio che ha duecento anni e che svetta maestoso, riconosciuto come “albero monumentale” dalla Regione Piemonte. Non salta subito all’occhio, poiché circondato da molti altri arbusti, ma, una volta accanto al cartello, si deve guardare in alto a sinistra.

Il sentierino che porta al faggio è terminale, si deve tornare indietro di un poco e proseguire così da arrivare ad un’ampia sterrata, posta alla minima quota toccata dall’escursione, che va seguita verso destra (cartello “Casa Parco”). All’altezza di un pannello di legno si prende la stradella a destra, in salita, per poi prendere di nuovo a destra la via più larga e pulita, in salita (cartello di divieto ai cavalli). L’ampia traccia diventa uno stretto sentiero e, poco dopo, eccoci sbucare accanto all’edificio del Parco che ospita un ostello.

Proseguendo oltre si giunge alla strada sterrata dove, piegando a sinistra, si arriva in breve al parcheggio d’inizio.

Note

Il Parco dal 1980 si estende sui terreni di proprietà dei Marchesi di Incisa, che dal XII secolo sono presenti sul territorio. Due rii delimitano l’area protetta: il Rabengo (sfiorato all’andata dell’escursione) e il Ronsinaggio (sfiorato al ritorno), nelle cui acque si trova il raro gambero di fiume. Oltre alla ricchezza boschiva, nel parco sono stati censite quaranta specie di uccelli nidificanti. Il Grande Faggio presenta la peculiarità di crescere alla quota minima del Piemonte, 140 metri di altitudine (solitamente li si trova più in alto), ed è la testimonianza delle vaste faggete che dopo le grandi glaciazioni ricoprivano il territorio. È alto 25 metri, mentre la chioma ha un diametro di 30 metri, alla base il tronco misura 3 metri di circonferenza.

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Percorso impegnativo adatto solo per chi ha senso di orientamento poiché purtroppo non tutti i bivi sono segnalati e la cartellonistica è abbastanza rada. Da evitare assolutamente dopo le piogge, quando alcuni tratti del percorso si trasformano in veri e propri fiumiciattoli dal fondo fangoso.

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NOTA BENE: La competenza sulla manutenzione e sulla percorribilità dei vari sentieri è in capo ai comuni sede di percorso. L'Ente Turismo, pertanto, non risponde di eventuali disservizi, ma è volentieri a disposizione per raccogliere le vostre segnalazioni, così da poterli inoltrare alle autorità interessate.

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