GLT - Tappa 01A: Castino - Santo Stefano Belbo

GLT - Tappa 01A: Castino - Santo Stefano Belbo

GLT - Tappa 01A: Castino - Santo Stefano Belbo
Percorso in cresta che parte da Castino, nel cuore dell’Alta Langa, per arrivare a Santo Stefano Belbo, in cui tutto parla di Pavese, che qui nacque e che molto di queste colline scrisse. Un percorso non eccessivamente impegnativo, godendo degli stessi panorami che amava osservare il grande scrittore.
 

Dal centro di Castino, si segue Via XX Settembre in direzione di Cossano Belbo e della frazione Scorrone, di pavesiane memorie; dopo circa 600 metri, poco oltre il cimitero, si sale a destra su di una ripida asfaltata, seguendo le indicazioni San Salvario, fino a toccare l’antico pilone votivo.

 

Al vicino quadrivio si prosegue dritto, su strada inghiaiata pianeggiante. Superata una bella cascina, il percorso scende fino a toccare l’asfalto nei pressi delle case della località Castello. Questo nome, così come la borgata successiva (ossia Castello e Imperatore) richiamano una presenza romana, attestata anche da alcuni ritrovamenti che fanno pensare a questa via come già esistente ed utilizzata in epoca imperiale. Da qui si procede a sinistra per pochi metri e subito si riprende quota: alla biforcazione questa volta si sale a destra, su strada inghiaiata, seguendo le indicazioni per Vesime. Attraversato un bel castagneto, il percorso prosegue quasi pianeggiante fino a scendere ad un quadrivio nei pressi della Cascina Imperatore; ci si mantiene sulla dorsale, salendo faticosamente su sterrato per un breve tratto fino ad un muretto di pietra.

Proseguendo a sinistra, si raggiunge la sommità della cresta, dopo di che il sentiero, molto panoramico, si inoltra in un boschetto di querce e pini, per scendere nuovamente ad un colletto ed all’asfalto (indicazioni strada Cadacanelli). Lo spartiacque tra Belbo e Bormida qui si fa particolarmente ampio e suggestivo. Più avanti, quando la cresta ci porterà sulla collina di Gaminella e, quindi, in pieno territorio letterario pavesiano, la geografia si complicherà di forre e pieghe, boschi e rittani che confondono il semplice spartiacque percorso finora.

 

Ma godiamoci il panorama che ci porta alle Langhe più selvagge, in cui le case isolate si fanno davvero rare e i borghi si arrotolano su uno sperone più alto di collina, chiusi in mura di pietra e arcigni fortilizi. Attorno, boschi profumati di castagni e tigli, gaggie e olmi, coi salici lungo i rittani e le querce sulle vette come vuole la leggenda, poste lassù ad attendere i fulmini che, da Giove in poi, gli Dèi sempre scagliano per creare la magia del tartufo bianco. Si prende quota su quest’ultimo tracciato fino alla successiva sella (indicazione Strada Ghirardi) dove, tra le varie possibilità, si sale al centro con dolce progressione. Superata una piccola area di sosta dismessa ed un tratto di estesi coltivi, si imbocca, dopo circa 300 metri, (cartello indicatore strada Madovito) la strada asfaltata in salita alla nostra destra che consente di riguadagnare in breve l’ampia dorsale. Si procede tra i coltivi fino a giungere in prossimità della collina vitata su cui spicca la Cascina Langa Soprana.
Al primo bivio si scende a destra e, dopo circa 100 metri, si segue a sinistra l’indicazione per Santo Stefano Belbo. Questo tratto, caratterizzato dall’eccellente panorama sulla Valle Bormida, che si apre alla nostra destra, consente di giungere ad un quadrivio, posto sempre sulla cresta. A questo punto si abbandona l’asfalto per imboccare, centralmente, la bella sterrata che, tra annose roverelle, porta all’ampio anfiteatro vitato sovrastante la Cascina Borgna, aperto sulla Valle Bormida. Si tralasciano le prime due diramazioni a sinistra che entrano nel bosco, per salire, dopo pochi metri, tra bosco e vigna. Un tratto di sentiero con un bel fondo porta, con moderata salita, ad una piccola radura sulla sommità della collina. È necessario imboccare il sentiero che scende a sinistra, percorrendolo sino ad un’ampia insellatura ed alla strada asfaltata. La si segue a sinistra per un tratto molto panoramico, con salita poco evidente, puntando al ripetitore posto sul Bric Bertrani. Poco prima del muro di recinzione si scende a sinistra su strada bianca fino a raggiungere, su di un colletto, la Cascina Cà Nuova, con il monumento eretto a ricordo dei caduti in località Falchetto, dove, un gruppo di partigiani fu fucilato contro ad un muro. Il luogo è particolarmente caro alla popolazione locale, che ogni 25 Aprile, anniversario della Liberarazione, si raduna per una celebrazione spontanea in ricordo dell’evento.

Seguendo l’indicazione Rocchea, si imbocca la stradina pianeggiante a destra che attraversa tratti di bosco ed i ripidi vigneti che scendono nella vallata, appunto della Rocchea, fino a raggiungere la frazione Monti. Subito dopo le case si piega a sinistra, seguendo l’indicazione Torre; raggiunto un primo bivio (indicazione Casotto) ci si mantiene sulla strada a mezza costa puntando alla chiesetta di Santa Libera e, superata la frazione, si guadagna in breve il successivo quadrivio.
Santa Libera è stato il luogo protagonista di una grave crisi nel 1946 che quasi spinse il Paese sul baratro della guerra civile. Un gruppo di partigiani astigiani, deluso dalle politiche del 1945 e, soprattutto, dall’amnistia voluta da Togliatti nel 1946, decise di riprendere armi e zaini e di risalire le Langhe per protestare contro lo stato dei fatti. Con De Gasperi impegnato a Parigi a definire le clausole della pace e mezzo Paese occupato dagli anglo-americani, il rischio di una deriva era dietro l’angolo. Grazie ai buoni uffici del vicepresidente Nenni e di numerosi capi partigiani fu condotta una trattativa pacifica, quando già l’esercito era schierato e mille focolai di rivolta si erano (ri)accesi sulle Alpi e gli Appennini. Dopo otto giorni, senza sparare un colpo, i partigiani rientrarono ad Asti (tra fiori, applausi e trionfi di piazza) e la Seconda Guerra Mondiale si poté considerare davvero finita.
Da Santa Libera si scende verso Santo Stefano Belbo, ormai in vista, imboccando la ripida stradina a destra che, dopo aver ammirato gli imponenti ruderi della torre medioevale, oggi sbeccata in un’irreale prospettiva di sospensione di gravità, con qualche tornante consente di arrivare alle case del centro storico. Imboccata Via Marconi si trova, subito a sinistra, la vivace Piazza Umberto I. Proseguendo, si cammina tra le case antiche nel fresco di una penombra piacevole sino al Centro Studi Cesare Pavese, con accanto la bella chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo in una piazza che, spesso, accoglie rappresentazioni teatrali dedicate allo scrittore. Proseguendo sullo stradone per Canelli ecco la Casa Natale dello scrittore, mentre, se si entra in piazza, da qui lo sguardo si riempie della collina di Moncucco, striata di mura a secco e vigneti. Il cimitero è poco distante e accoglie dal 2002 le spoglie di Cesare Pavese, uno dei più grandi scrittori e poeti italiani, ultimo dei tanti ritorni da lui narrati così bene.
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NOTA BENE: La competenza sulla manutenzione e sulla percorribilità dei vari sentieri è in capo ai comuni sede di percorso. L'Ente Turismo, pertanto, non risponde di eventuali disservizi, ma è volentieri a disposizione per raccogliere le vostre segnalazioni, così da poterli inoltrare alle autorità interessate.

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