Si piega a destra, si supera un rittano e, dopo pochi metri di salita, si scende a sinistra. Lo sterrato, che conserva a tratti il muretto di sostegno in pietra, con alcuni tornanti raggiunge il fondovalle del Belbo. Si attraversa al centro un ampio pratone e, giunti alla vegetazione che ne delimita la sponda, si piega a destra risalendola fino a raggiungere un guado. Si attraversa il Belbo e si risale la sponda opposta sulla stradina che, andando verso destra, costeggia un noccioleto e sale sull’asfalto poco prima dell’antico mulino di Feisoglio. Si sale sulla stradina tra le cascine, si tocca un pilone votivo e, tra estesi noccioleti, si raggiunge la chiesetta di San Rocco.
Feisoglio guarda Serravalle (Villa per la precisione), e, con la sua forma allungata, è disposto parallelo alla massiccia Parrocchiale di San Lorenzo che lo domina, come un tempo doveva fare il castello poco più a sud, di cui rimangono solo poche pietre di scarpa.
È incredibile in Piemonte la quantità di fortezze, castelli, torri e chiese che è andata perduta tra ‘500 e ‘600, ma ancora più notevole è quanto sia comunque giunto fino a noi, il che ci dà un’idea di come dovessero apparire queste colline ad un mercante nel 1400: vera rappresentazione di un Medioevo, altrove più spesso da leggenda o da fiaba, con centinaia di castelli a impreziosire colli, borghi e case a loro legati, come bambini alle gonne della madre. Signorotti locali sempre rivali, pedaggi e porte daziarie ovunque, monasteri e abbazie a portare un po’ d’ordine, strade malconce, più spesso mulattiere, ponti quasi inesistenti, campagna coltivata per quello che si poteva fare tra una guerra e una scorreria, con le scarse conoscenze del tempo e una forza lavoro composta da buoi e famiglia.
Feisoglio non fece eccezione, colpito da guerre e, soprattutto, dalla devastante peste del 1630, a cui si deve l’erezione dell’attuale monumentale chiesa da parte dei sopravvissuti, edificio costruito inglobando una piccola “ecclesia castrii”, che doveva essere poco più di una cappella e a cui il ruinato castello diede spazio e materiale da costruzione.
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