I tesori “segreti” di Cherasco

I tesori “segreti” di Cherasco

Itinerari urbani

I tesori “segreti” di Cherasco
La città ha una data di nascita ben precisa: 12 novembre 1243. Quel giorno il vicario dell’Imperatore Federico II e il Podestà di Alba stabilirono che su questo pianoro, in prossimità della confluenza tra Tanaro e Stura, sorgesse una villanova, che prese il nome da un pre-esistente insediamento poco lontano, chiamato appunto Clarascum.

Cherasco Can't Forget Italy Archivio Ente Turismo LMR (5)
Cherasco assunse fin dall’inizio la connotazione di una cittadella fortificata. Furono numerose le insegne che campeggiarono sulla città, a partire dagli Angioini, per proseguire con i Visconti di Milano, che ne fanno con la Contea di Asti la dote di Valentina Visconti promessa sposa di Luigi d’Orléans, fratello del re di Francia. 

Diventando “francese” Cherasco entra in un lungo periodo di guerre, assedi e carestie terminato solo con la pace di Cateau-Cambrésis (1559) e il passaggio ai Savoia. A seguire, inizia un lungo periodo di ricostruzione che consente alla città, nel corso del Seicento, una crescente floridezza economica, merito delle grandi famiglie che iniziano ad eccellere nel panorama cittadino, grazie soprattutto alla produzione e al commercio della seta.

Si costruiscono o ristrutturano i grandi palazzi e gli edifici religiosi, si erigono nuove moderne mura (quelle cosiddette “stellate”, opera dell'architetto di corte Vitozzi, poi raccontate da Gina Lagorio) che permettono alla città di isolarsi dal territorio, passando indenne attraverso la peste del 1630. 

Per questi motivi non c’è palazzo cheraschese che non possa vantare di aver ospitato illustri personaggi, tra cui Napoleone Bonaparte che nel 1796, sconfitte le armate piemontesi a Mondovì, si insediò in Palazzo Salmatoris per dettare le sue condizioni. Il re accettò l’armistizio e da lì a breve il Piemonte venne annesso alla Francia. 

Certo oggi la città è cambiata. Ha perso buona parte delle sue mura difensive, la grande attività dei setifici è stata soppiantata da altri interessi, tra i quali il turismo, l'elicicoltura (l’allevamento della lumaca da cucina), la tradizione delle botteghe di antiquariato e dei più accessibili mercatini.

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La Langa del Barolo

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All’incrocio tra i due assi su cui si innerva l’abitato (Via Vittorio Emanuele, da nord a sud, e Via Cavour-Via Garibaldi, da est ad ovest) si apre la piazza del Comune, con la sua possente Torre Civica: alta 36 metri, la torre rivela i suoi natali trecenteschi nella struttura della base e ci offre, insieme al caratteristico orologio, un curioso lunario meccanico sulla facciata occidentale e una meridiana barocca su quella meridionale. Anche il Palazzo Comunale si presenta come il risultato di trasformazioni secolari, dalle soluzioni trecentesche alle decorazioni del Cinquecento alle rielaborazioni del periodo barocco. Da notare anche l'affresco settecentesco che riproduce lo stemma di Cherasco contornato dall’allegoria dei fiumi Tanaro e Stura. 

La via, conclusa trionfalmente a nord dall’Arco di Belvedere (eretto per la fine della peste), ci offre le facciate di numerosi palazzi, residenze delle grandi famiglie che sono il filo conduttore della storia cittadina e, di conseguenza, dell’itinerario che ci porterà lungo le vie del centro storico. Tutti di proprietà privata, noi ci apprestiamo a goderceli da fuori passeggiando tra le vie.

Puntando all'Arco di Belvedere troviamo, sulla sinistra, i resti di Palazzo Lellio, una delle costruzioni più antiche della città, Palazzo Ratti, con il giardino chiuso da un bell’esempio di trompe-l’oeil, e Palazzo Mentone, nel tratto porticato. Di fronte corre lungo tutto l’isolato il maestoso Palazzo Galli della Mantica, che conserva il bellissimo salone affrescato nel 1684 dal Taricco.

Sullo stesso lato seguono il secentesco Palazzo Burotti di Scagnello, dallo splendido salone affrescato dall’Operti, e Palazzo Fracassi, che custodisce una parte degli arredi originali di Palazzo Salmatoris. Di fronte, ma sul lato sinistro della via, si susseguono Palazzo Rachis di Carpineto e Palazzo Brizio di Veglia, dal potente e vasto impianto gotico. 

Il bell’Arco di Belvedere o della Madonna del Rosario fu costruito nel 1668 su progetto iniziale del Boetto riadattato da Petitti di Roreto e con la fattiva collaborazione della popolazione che lo volle come ex-voto. Alla sua sinistra, troviamo la Chiesa di Sant’Agostino, ancora del Boetto e affrescata da Taricco e Aliberti, completata nel 1677 dalla Compagnia dei Battuti Bianchi. 

Se dopo l’arco voltiamo a destra ed attraversiamo un breve vialetto, superato il Monumento ai Caduti e agli Eroi della Resistenza, raggiungiamo il Santuario della Madonna delle Grazie. La grande devozione per il Santuario trae origine dal ritrovamento, a metà del Settecento, di un affresco della "Madonna con Bambino e Angeli" che, a causa di un’infiltrazione d’acqua, sembrava piangere e quando si tentò di rimuoverlo il liquido si tinse di rosso.

Voltando invece a sinistra dopo l’arco, raggiungiamo il Santuario della Madonna del Popolo, costruita nel 1702 sul progetto di Taricco, la cui bella facciata in cotto fa da grandioso fondale scenografico alla Via dell’Ospedale. L’interno è molto delicato, dominato da sfumature bianche e rosa, e ricchissimo di manufatti artistici. Accanto al Santuario, merita una passeggiata l’Antico Orto dei Padri Somaschi, che con cura presenta le specie autoctone della zona. 

Imbocchiamo dunque la Via dell’Ospedale, per la prima parte interamente impegnata dall’Ospedale degli Infermi. Al termine dell’isolato si erge Palazzo Dall’Oglio-Badellino, la cui struttura risale al tardo Seicento.

Successivamente, a destra incontriamo il Palazzo Gotti di Salerano, dalla facciata rustica e semplice. Il palazzo custodisce però all’interno i suoi tesori: un prestigioso ciclo di affreschi che ornano tutte le sale del piano nobile e il Museo Civico “G.B. Adriani”, che comprende testimonianze storiche riguardanti da vicino la città di Cherasco. 

Proseguendo, si fiancheggia la facciata del Palazzo Amico di Meane (il cui rifacimento ottocentesco denota marcati influssi liberty), ma già incombe la mole del campanile di San Gregorio ad attrarre la nostra attenzione. La chiesa ha subìto numerose ricostruzioni e oggi si presenta in vesti tardo barocche. Via Garibaldi, su cui si affaccia, è a sua volta chiusa scenograficamente a destra dalla Chiesa di Sant’Iffredo, ricostruita tra il XVI e il XVII secolo, che conserva l’altare in marmi policromi e altri affreschi dell’Operti.

Superata Via Garibaldi, si innalzano maestosamente Palazzo Aurelio di Torricella e Palazzo Ferraris di Torre d’Isola (di fronte, nell'isolato seguente). Palazzo Aurelio è ancora ricco di uno straordinario salone affrescato da Giuseppe Dallamano.

Nell’isolato successivo spicca Palazzo Furno, con la facciata gotica in mattoni a vista. Via Ospedale si innesta su Viale Salmatoris, che delimita a sud il quadrilatero dell’abitato storico: l’ingresso meridionale della città è sottolineato trionfalmente dall’Arco di Porta Narzole, costruzione non finita in mattoni.

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Dogliani, tra Ozi e Negozi

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Attraverso l’arco, si entra in Via Vittorio Emanuele, l’asse nord-sud di Cherasco nonché la strada di maggior respiro della città. Sulla nostra destra troviamo Palazzo Lunelli, residenza di una delle famiglie storiche più potenti della città, ospitò nei suoi ambienti la delegazione imperiale in trattative per la pace del 1631 per la Successione del Monferrato.

Più avanti, sulla sinistra, sorge Palazzo Del Carretto di Monforte, oggi sede dell'Associazione Italiana Elicicoltori, adorno di affreschi attribuibili ancora al Taricco. Troviamo poi Palazzo Chanaz di Saint’Amour (o Roero di Santo Stefano) e Palazzo Genna di Cocconato che divenne il fulcro dell’antica comunità ebraica, installatasi a Cherasco fin dal Cinquecento e molto attiva soprattutto nel commercio della seta. Di questo piccolo Ghetto sopravvivono ancora alcune testimonianze, quali il Tempio (al secondo piano, su Via Marconi) con gli arredi tradizionali della Sinagoga, l’armadio dei rotoli della legge e un lavabo in pietra, oltre al raccolto cimitero ebraico, quasi sulla rocca.

Sull’altro lato di Via Vittorio Emanuele raggiungiamo invece Palazzo Salmatoris, le cui sale hanno ospitato innumerevoli episodi storici salienti: la firma della pace del 1631, il momentaneo trasferimento della Sindone nel 1706, l’armistizio del 1796 imposto da Napoleone e, in campo artistico, l’operato di rinomati firme. Dell’interno si apprezzano la grande scala d’onore che introduce ai saloni nobili e alla galleria chiusa; proprio qui ritroviamo uno degli ultimi lavori di Taricco, mentre al fondo della galleria si apre la “Camera della Pace”. 

Fuori da Palazzo Salmatoris, dopo una breve sosta, svicoliamo in Via della Pace e raggiungiamo la Chiesa di San Pietro, che, più di ogni altro, ci offre uno spaccato dell’intera storia di Cherasco essendo nato insieme alla città. Il sovrapporsi di tanti e diversi interventi architettonici e decorativi ha curiosamente dato un risultato finale di aspetto piacevolissimo. Sul fianco della chiesa si innalza un campanile romanico. La piazzetta della chiesa è chiusa sull’altro lato dal Palazzo Incisa di Camerana, che fu l’abitazione di Sebastiano Taricco.

È giunto il momento di fare quattro passi lungo il perimetro esterno dell’abitato, sul tracciato dei bastioni fortificati che hanno rappresentato per secoli l’essenza strategica della città. Lungo Via San Pietro (in direzione sud) raggiungiamo il romantico Viale dei Platani, fiancheggiato dai giganteschi alberi che la tradizione vuole piantati da Napoleone.

Tornati sul viale, si costeggia il maestoso Castello dei Visconti, portato a termine nella seconda metà del 1300 dai signori milanesi per ospitare un loro nutrito presidio militare. Andando verso nord, imbocchiamo Via dei Giardinieri che ci porterà sulla stretta piazzetta su cui sorge la Chiesa di San Martino, altro gioiello gotico-romanico ricostruito tra il 1705 e il 1711. La facciata è però ancora quella originale, in mattone a vista e di foggia gotica. Anche l’interno merita una visita, con arredi, suppellettili e ferri battuti di notevole valore artistico.

Sulla strada, da non perdere il Museo della Magia, nato dalla creatività del Mago Sales, originario di Cherasco, che ha voluto creare qui un unicum. Proseguendo lungo Via Cavour è facile raggiungere la bella passeggiata dei bastioni, che ritornando all’Arco del Belvedere, ci offre un bel panorama sulle vallate del Tanaro e dello Stura, un colpo d’occhio che sulle colline di Langhe Roero. 
Testi di Pietro Giovannini
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NOTA BENE: La competenza sulla manutenzione e sulla percorribilità dei vari sentieri è in capo ai comuni sede di percorso. L'Ente Turismo, pertanto, non risponde di eventuali disservizi, ma è volentieri a disposizione per raccogliere le vostre segnalazioni, così da poterli inoltrare alle autorità interessate.

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