Distesa su un colle come un baluardo impenetrabile a sbarrare la via per Casale e la pianura, Moncalvo fu nel corso dei secoli proprietà dei Marchesi del Monferrato, dei Gonzaga e, infine, dei Savoia. Nel 1705 il duca Ferdinando Carlo Gonzaga di Mantova la nominò Città, titolo confermato anche dai Savoia, precisamente da Vittorio Amedeo III nel 1775.
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Scopri di piùIl prestigio secolare della città ha fatto sì che Guglielmo Caccia scegliesse proprio “Moncalvo” (lui era nato a Montabone) come nome d’arte, e proprio con questo soprannome è passato alla storia come il pittore maggiore della controriforma piemontese, le cui tele arricchiscono non poco tutte le chiese cittadine. Altra gloria cittadina è poi il finissimo ebanista Gabriele Capello, ultimo talento della straordinaria scuola piemontese, che lavorò con uno stile moderno e personalissimo per Carlo Alberto e tutta la Real Casa.
Accanto al nobile retaggio storico e alle testimonianze d’arte, Moncalvo conserva però anche una solidissima tradizione gastronomica, come confermano il variopinto Festival delle Cucine Monferrine, la storica Fiera del Bue Grasso e, soprattutto, la Fiera del Tartufo. La Fiera di Moncalvo infatti è, dopo Alba, la fiera più importante di tutto il Piemonte, vantando una tradizione antica e soprattutto alcune delle migliori tartufaie di sempre.
Il percorso non può che partire dalla grande piazza del castello (piazza Carlo Alberto), da secoli una spianata adibita al mercato del bestiame, appena ingentilita dai portici ottocenteschi a percorrere i bastioni superstiti.
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Scopri di piùPoi la grande piazza si stringe per raccogliersi davanti al curioso Teatro ottocentesco che, se mai ce ne fosse bisogno, ribadisce l’ambizione e il blasone di Moncalvo: è questo il salotto cittadino dove si affacciano i caffè e molte storiche botteghe e dove partono le due vie principali: quella di cresta, detta del Municipio (Via Cissello) e la Via Maestra (Via XX Settembre) che qui tutti chiamano “la fracia”.
Percorriamo prima la via verso il Municipio che è ospitato in un’ala dell’ex-Convento delle Orsoline, fondato proprio dalla prima figlia del Moncalvo, Orsola, a sua volta notevole pittrice (un’altra rarità per quei tempi); l’edificio merita una visita soprattutto per l’androne monumentale. Ma la sorpresa più gradita e inattesa è senz’altro l’altra ala del convento che custodisce, all’interno del Museo Civico, la collezione Montanari, donata da questo famoso ambasciatore alla città e che lascia a bocca aperta per la ricchezza e il buon gusto dell’uomo. E’ praticamente una summa dei migliori artisti del Novecento a cui si aggiungono le collezioni africane e quelle giapponesi sempre di livello altissimo, più il tesoro d’arte del Municipio che annovera altre belle sorprese.
Si prosegue dunque per Via Asilo che, assieme a Via Caccia prima e quindi a Via Goito, percorre a un livello inferiore la stessa cresta a mezzogiorno su cui si dispongono i palazzi e le case più antiche. Via Goito gira di colpo a sud per sbucare sui bastioni di Via Roma da cui si risale subito in Via Capello per imboccare Via Testa-Fochi, che si apre poi a sorpresa, oltre un voltone, su una piazzetta minuscola dove insistono ben due capolavori del Magnocavallo, importante architetto casalese del Settecento, in bilico tra barocco e neoclassicismo. A sinistra si innalza la Chiesa della Madonna delle Grazie, oggi Santuario di Teresa di Calcutta, dall’austera facciata senza finestre che gode invece all’interno di un’illuminazione suggestiva e di raffinate decorazioni a stucco. A destra ecco invece Palazzo Testafochi, che dall’imponenza ricorda i fasti del passato.
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Scopri di piùLa via sbuca nuovamente in piazza del teatro, all’angolo con ciò che resta del Palazzo dei Marchesi del Monferrato, ricco edificio quattrocentesco di cui si segnalano ancora i due ordini di finestre a formina di terracotta a tutto sesto e gli elaborati marcapiani.
È tempo ora di percorrere la fracia, vero cuore commerciale della città e paradiso di insegne antiche che punteggiano i due lati della ripida discesa verso l’antica porta sottana del borgo. Troviamo qui la medioevale Casa Lanfrancone che, seppur rimaneggiata, è un bell’esempio di gotico piemontese, la Casa Montanari con davanti le quattro pietre d’inciampo a ricordo dei cittadini ebrei deportati e uccisi dai nazisti, e la Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, il cui campanile “separato” in Via Capello è l’edificio più alto di Moncalvo.
Proseguendo ci si ritrova già quasi in campagna, tra i muraglioni degli spalti che chiudevano l’accesso orientale di cresta e il camposanto. Il cimitero israelita è invece sulla via per Grazzano Badoglio. I dintorni di Moncalvo sono descritti nell’itinerario Basso Monferrato di Moncalvo.
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Basso Monferrato di Moncalvo
Scopri di piùRitornando indietro e salendo al castello da Via Vittorio Veneto, ecco nel Torrione Bonaventura la Bottega del Vino: imperdibili i ritrovati camminamenti segreti che percorrono tutte le mura fino all’ultimo torrione, collegandosi all’Ufficio Turistico e, infine, al più bello sferisterio d’Italia (ma attenzione nel Monferrato si gioca a tamburello o Tambass e non alla pallapugno o Balon, tipica invece delle Langhe), la Fossa dei Leoni chiusa appunto dai torrioni massicci della fortezza monferrina. Risalendo una delle molte scale del Belvedere si ritorna infine nella piazza di partenza.
NOTA BENE: La competenza sulla manutenzione e sulla percorribilità dei vari sentieri è in capo ai comuni sede di percorso. L'Ente Turismo, pertanto, non risponde di eventuali disservizi, ma è volentieri a disposizione per raccogliere le vostre segnalazioni, così da poterli inoltrare alle autorità interessate.